Le frazioni e le ville venete

ZEMINIANA

Zeminiana, la cui origine toponomastica è fatta derivare dagli studiosi dal nome latino di Gemellius, così inizia a descriverla lo storiografo padovano Andrea Gloria: “Sta Zeminiana, di che parla uno statuto del 1231 (Codice Statutario della Repubblica di Padova) nel confine del distretto col Noalese”. Qui, però, lungo il Muson Vecchio, ci imbattiamo in una realtà singolare, cioè in pievi di origine padovana che risultano avere la loro sede sul territorio di Padova romana e che oggi dipendono dalla diocesi di Treviso. Tra queste vi è anche quella di Zeminiana, che potrebbe essere stata eletta a pieve già nel V-VI secolo e dedicata all’Annunciazione di Santa Maria, titolo che ci porta al fervore mariano suscitato dal Concilio di Efeso del 431.

Topograficamente il corso attuale del Muson Vecchio le scorre a nord, ma poiché a qualche centinaio di metri a sud dell’attuale chiesa è stato scoperto un vecchio alveo del fiume, con dentro parecchi reperti archeologici d’epoca romana, ciò porta a pensare che fosse eretta su un’isola. Le fondamenta stesse della parrocchiale gettano, come hanno testimoniato alcuni lavori di restauro, su quelle che dovevano un tempo essere state le basi del castrum romano eretto in questo sito a difesa naturale tra i bacini di Patavium e di Altinum. Inoltre, il fatto che il confine naturale occidentale della pieve di Zeminiana sembra essere stato la Strada Cornara, e anche che le cappelle dei SS. Felice e Fortunato di Noale, S. Nicola di Stigliano, SS. Abdon e Sennen di Sandono e S. Tommaso di Villanova erano tutte nell’agro di Altino e da lei dipendevano, ci confermano il suo carattere di pieve patavina, posta ai confini della diocesi per irradiare la fede cristiana nel comprensorio.

La chiesa venne più volte ricostruita, ampliata e restaurata, finché nel 1777 il vescovo di Treviso, Paolo Giustiniani, la consacrò dedicandola all’Annunciazione della Beata Vergine Maria, titolo che attualmente mantiene, aggiungendo, secondo Aldo Benetti, “come co-titolare San Prosdocimo, forse volendo il presule richiamare la sua origine patavina, come lo vuole tuttora la tradizione locale”. Nel suo interno Giambattista Crosato, nel 1749, ha dipinto sulla volta del presbiterio il Mistero Eucaristico, raffigurato dal Bambino Gesù con la croce nell’atto di offrire grappoli d’uva e spighe, i simboli dell’Eucarestia, e intorno a lui cherubini e angioletti sostengono gli strumenti della Passione e nei quattro tondi monocromi a fondo dorato che lo circondano sono raffigurati, premonitori di quelli di Cristo, quattro sacrifici dell’Antico Testamento: Caino che uccide Abele, Il sacrificio di Isacco, Il sacrificio di Melchisedech e il Sacrificio di Gedeone. Spiccano una tela di Andrea Pastò (Maria Maddalena e i santi Niccolò da Tolentino e Antonio di Padova) una Crocifissione attribuita al Bissoni e un affresco che ritrae l'Assunzione della Vergine più alcuni monocromi opera di Pietro Moro.

 

SANDONO

L’origine del toponimo trova il suo inizio nella fondazione di un cenobio - una sorta di ospizio per far riposare  di chi procedeva o tornava dalle crociate - che l'abate Ponzio di Melgueil, monaco clunyacense, volle erigere nella pace e serenità di questo luogo al suo ritorno dall’Oriente, quasi in contemporanea con la fondazione del monastero di Campese (ca. 1224). Il prelato costruì anche una cappella, alla quale, per l’interessamento del capitano di Noale, il vescovo di Chioggia donò nel 1229 le reliquie dei martiri persiani Abdon e Sennen, i cui corpi si conservano a Roma. Il sacro edificio venne dedicato ai due Santi e probabilmente la gente, con spirito pratico chiamò la chiesa “Sandono”. Sandono era detta "Di Bucchignana"; Bucchignana è quella porzione di territorio al di là del confine con Noale. Ciò non esclude però una preesistenza altomedievale di una comunità già devota ai due santi guerrieri. Infatti nel 1109 si menzionò la chiesa di Abdon e Sennen in trevigiana col titolo di priorato.

Nel 1270 il cenobio di Sandono-Bucchignana entrò sotto la giurisdizione dell'episcopato di Treviso che lo adibì successivamente a dimora di tre frati: un rettore, un sacerdote e uno studioso della Chiesa. Pur essendo soggetta alla Pieve di Zeminana, Sandono riceveva la visita e da parte del priore di Campese nonchè, ovviamente, dal vescovo di Treviso. Il paese lentamente si sviluppò attorno alla primitiva cappella,  fu bruciato nel 1229, saccheggiato nel 1372; essendo zona di confine e poco abitato (non più di 250 anime) era infatti spesso oggetto di contese. La chiesa fu più volte ricostruita, restaurata e ampliata finché il vescovo, Paolo Giustiniani, nel 1774 la elevò a parrocchia. Nel XX secolo, l’edificio veniva demolito perché insufficiente a contenere i fedeli e abbisognevole di grossi interventi. Si decise di costruire una nuova chiesa e i lavori, iniziati verso la fine del 1947, si conclusero, assieme al restauro del vecchio campanile innalzato nel 1580, nel 1975, anno in cui il tempio venne consacrato.

 

LE VILLE

Nel XVII secolo i maggiori interventi di idraulica venivano ultimati dalla Serenissima, e per la tranquillità dei luoghi e la comodità delle comunicazioni con Venezia sorgevano numerose ville patrizie anche nel territorio dell’attuale comune di Massanzago. Oltre alla splendida Villa Baglioni, affrescata da Giambattista Tiepolo tra il 1718 e il 1720, altre ville architettonicamente interessanti sono le cinquecentesche Villa Moro-Fabbro- Mamprin a Massanzago e Villa Zorzi-Silvestri-Malvestio a Zeminiana, le seicentesche Villa Pattarol-Quaresimin-Zanon a Sandono, Villa Savardo-Vittadello e Villa Facoli-Rinaldi a Massanzago e Villa Querini-Bonomi-Franceschetto a Zeminiana, oltre alla settecentesca Villa Magro in centro del capoluogo.

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