La millenaria chiesa di S. Alessandro

La cappella di Massanzago, dedicata a S. Alessandro martire dai soldati romani cristiani della legione Tebea, nel 1181 è nominata per la prima volta nei rotoli capitolari della Cattedrale di Treviso, dove si dice che gode di un beneficio e che il sacerdote a essa assegnato ha il titolo di Rettore, ma degli anni che precedono tale data non si ha, né ci viene tramandata alcuna notizia, solo che per molti secoli dipende dalla pieve di Rustega e fino al 1700 circa, il cero pasquale è acceso in questa località.

Notizie riguardanti la cappella dedicata a S. Alessandro ci vengono fornite dai catartici conservati nell’Archivio vecchio della Curia di Treviso, ma per incontrare il nome di Massanzago bisogna risalire a quelli del XIV secolo, dove si legge che la Cappella S. Alexandri de Masenzago doveva pagare per imposte a Papa Clemente IV “20 soldi piccoli” e per l’anno 1330 “Cappella S. Alexandri de Maxenzago Prete Giovanni. soldi 8”. Documenti risalenti al 1407 ci informano che alla chiesa veniva aggiunto un campanile nell’angolo sud-est, il cui punto esatto è ancora oggi visibile, e che nel 1500 nel suo interno si trovavano tre altari, poi saliti a cinque nel 1912.

Fu don Bernardino Rocca, parroco di Massanzago, che nel 1620 ricostruì la chiesa e più di ogni altro prete si preoccupò di arricchirla artisticamente, aggiungendovi il bel tabernacolo e trasformando gli altari lignei in marmorei, che nel XVII secolo vennero adornati da preziose pale, come quella posta sull’altare maggiore. Nel 1845 venne rifatto il pavimento con pietra di Chiampo e pochi anni dopo la chiesa ebbe il suo organo.

Tante furono le cure e le attenzioni che la comunità di Massanzago riservò alla sua chiesa, e nel 1910, grazie all’interessamento della nobildonna Teresa Marzin, grande benefattrice della parrocchia e dei poveri, si decise di demolire il vecchio campanile, staticamente insicuro, e di dare inizio alla costruzione dell’attuale. Nonostante ciò la chiesa di S. Alessandro, che era diventata piccola anche perché vi affluivano parrocchiani delle vicine S. Eufemia, Borgoricco e Rustega, si presentava decadente e bisognosa di un radicale restauro. Già a cavallo del XVIII e il XIX secolo, si parlava di costruire una nuova chiesa perché una sua ristrutturazione sarebbe venuta a costare troppo.

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