Massanzago feudo vescovile

Nell’archivio vescovile di Treviso, scrive don Carlo Bosello, vi sono degli atti importantissimi che risalgono al XII secolo, dai quali si desume che fin dal tempo dei duchi longobardi Massanzago fu feudo dei vescovi trevigiani, cioè pressappoco fin dall’anno 1000, se non prima. Il primo documento che ne parla è un diploma imperiale del 3 maggio 1152, confermato dalla bolla di papa Eugenio III al vescovo di Treviso Bonifacio, che stabiliva la signoria del vescovo trevigiano su tutto ciò che era legalmente donato alla sede episcopale di S. Pietro di Treviso, e fra i molti beni elencati figurava la pieve di S. Maria di Rustega, da cui dipese per molti secoli la cappella di S. Alessandro martire di Massanzago. Tutto ciò è confermato anche dalla comunicazione di papa Anastasio IV al vescovo Biancone nel 1153, poi da papa Adriano IV, con la bolla del 2 gennaio 1156, e da papa Lucio III al vescovo Corrado di Treviso.

La prima investitura feudale su Massanzago, fatta dal vescovo di Treviso fra’ Alberto Ricco, risale al 3 marzo 1270 e il feudatario è un certo Semenzin quondam Adalgentino Semenza da Massanzago. Altre sicure investiture, segnalateci da don Carlo Bosello, avvengono anche in tempi successivi: nel 1306, a favore di un certo Alcarisio quondam Joannis da Massanzago, che percepiva anche le decime; nel 1406 ad Andrea di Rolando di Ogniben de Dolfin (di nobile famiglia veneta). Nel 1467 il vescovo Francesco Barozzi investe suo fratello Angelo Barozzi, e nel documento di investitura viene indicata anche la consistenza di questo feudo, che consisteva in ben 714 campi, la maggior parte a Massanzago e il resto nelle ville di S. Dono di Bucchignana (così è chiamato Sandono nel libro “A” dell’Archivio Vecchio della Curia di Treviso) e Campi Sancti Petri (Camposampiero). Nello stesso libro si legge pure che nel 1430, su una parte delle decime di Massanzago, avevano diritto i consorti Castaldi e Altini e dal 20 maggio 1715 i consorti Anderlini che lo conservavano fino al 1823. Questi feudatari pagavano al vescovo, signore in primis del feudo, un canone, e quindi come segno di sudditanza, un paio di guanti di camozza (camoscio) foderati in seta; questo diritto e questo feudo giurisdizionale erano goduti dal presule di Treviso fino al 1862, anno in cui tali feudi e diritti di decime furono allodiati dal vescovo di Treviso mons. Zinelli con 1’editto episcopale n. 420 del 1865.

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